Raccolta di fotografie di Santo Stefano di Cadore scattate in varie epoche e situazioni. La storia del paese, gli avvenimenti, gli eventi, lo sviluppo urbanistico e del territorio, la gente, i personaggi, le immagini della memoria selezionate e descritte da Luigi Danilo Comis.
Esisteva nel 1870 a Santo Stefano di Cadore un Hotel di lusso. Era attrezzatissimo ed era frequentato da una scelta clientela, prevalentemente formata da nobili e da signorotti veneziani e trevigiani. Conti e baroni sceglievano la Val Comelico per le loro lunghe villeggiature estive.
Hotel Aquila d’Oro era di proprieta’ della famiglia Barnabo’ che possedeva anche l’albergo alle Terme di Gogna – giu’ vicino all’Ansiei quasi a Treponti – i Lando’ (le carrozze) facevano la spola tra i due alberghi portando i turisti. In questo albergo in una stanza al primo piano fu rilevata l’altitudine di Santo Stefano.
L’Hotel Aquila d’Oro di Santo Stefano di Cadore sui giornali dell’epoca, questo è uno stralcio del “Cadore” del 1898, il giornale si pubblica ancora oggi. (dagli archivi di Riccardo Zaccaria)
L’arrivo degli ospiti al Grand Hotel Aquila d’Oro di Santo Stefano di Cadore, le carrozze con i cavalli (Landò) provvedono al trasferimento dei clienti.
L’Hotel Kratter, nelle adiacenze della piazza Roma di Santo Stefano di Cadore, faceva parte della catena alberghiera Grandi Alberghi Kratter di Antonio Kratter, che comprendeva anche l’Hotel Corona d’Oro di Perarolo e l’Albergo delle Alpi di Sappada. Nella Locandina dell’epoca (fine ‘800), qui sotto, possiamo leggere lo slogan pubblicitario scritto in italiano e tedesco: “Amena Posizione, Aria Resinosa, Passeggiate Deliziose, Buona Cucina, Vini Scelti, Camere Bene Amobiliate, Servizio Vetture, Posta e Telegrafo”.
….che dire, manca forse qualcosa?
Su gentile concessione di Romina Kratter, che ringraziamo
…..sono andato da loro in albergo nel 1965 per Natale con tutta la mia famiglia ed in quell’occasione ho rivisto Silvano Fontana che già faceva il maestro di sci e ha dato qualche lezione a mio fratello Marco che al tempo aveva 6 anni e come tutti i bambini con le braccia aperte e le gambe larghe in posizione leonardesca si buttava giù nel campetto di Gei ed era impossibile che cadessse, come una palla che rotola. Ho rivisto anche Aldo Da Rin Comis..che con gli sci era un bolide..e ho vissuto dall’interno quell’albergo Kratter che in precedenza, quando abitavo a Sastefi ed ero un bambino, dall’esterno vivevo come il posto dei ricchi, degli snob..diciamo quasi dell’aristocrazia….Uno dei Kratter, se non ricordo male, era l’immagine del play boy e non avrebbe sfigurato a Gstaadt…Ho ancora quest’idea, ma anche quella di una grande ospitalità e di calore quando sono stato loro gradito ospite con i miei.
Giansanto
La Chiesa Matrice del Comelico nella piazza di Santo Stefano dii Cadore. Il pievano Giovanni Zanolio descrive nel suo manoscritto ventiquattro anni di lavori che avvengono dal 1664 al 1688 nella Pieve di Santo Stefano. I primi interventi vengono seguiti da Padre Frà Tommaso Simonetti d’Ancona, il quale vuole cavar fuori dal muro vecchio della chiesa “li pillastri in più parti et unire livolti vecchi della chiesa con li muri nuovi et volti nuovi”. L’intervento però non riesce, provocando il crollo della volta centrale. Per tale motivo Fra Tommaso nel 1667 viene rimosso dall’incarico e sostituito dall’architetto Pietro Nidergattscher (Nider Caser) di Brunico, individuato dal nobile Giacomo Fabris di Campolongo. A Santo Stefano, Nidergattscher indica il modo di stabilire bene li pilastri, li muri et li volti (1668). Sei anni dopo, nel 1674 si finì il coperto, mentre l’architetto progetta e segue contemporaneamente i lavori della chiesa del San Sepolcro a San Candido (1673). A Santo Stefano Nidergattscher porta anche le sue maestranze di fiducia, provenienti da Siliano (Sillian) in Austria.
A sinistra, la Casa dell’ing. Luigi De Candido – 1881. A destra la stessa casa, poi Casa Fontana – oggi 2013. La Lapide commemorativa in onore della visita a Santo Stefano di Cadore della Regina Margherita di Savoia con il Principe di Napoli è ancora lì, tra le finestre del primo piano, sul lato destro della facciata. Era il 3 settembre 1881.
Leggi il racconto di quella indimenticabile giornata
….continua